venerdì 14 luglio 2017

                             UN MINISTERO NON SI NEGA A NESSUNO

A Urbino si è tenuto qualche giorno fa un convegno sulla retribuzione dei docenti universitari e l'impegno del governo  a sostegno del sistema universitario che ha registrato, a fianco di numerosi rettori, la presenza  del ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca Valeria Fedeli, nota per avere millantato , all'indomani della prestigiosa nomina, un diploma e una laurea di cui non è in possesso.
 D'altronde, il ministro non è nuovo ad affermazioni azzardate: l'anno scorso,  nel pieno della campagna referendaria, dichiarò in un 'intervista televisiva che , nel caso improbabile di vittoria del no, avrebbe lasciato la politica, in cui peraltro nessuno si era mai accorto della sua presenza. Siffatte competenze culturali e l'adamantina coerenza non le hanno impedito di mettere mano ai decreti attuativi della legge 107, la riforma della scuola varata dal governo Renzi e scritta da Confindustria e fondazioni bancarie, riuscendo persino a peggiorare una legge che ha segnato il punto più  basso in materia di interventi politici sul sistema dell'istruzione.  Basti pensare che uno dei decreti attuativi ha innalzato il numero di studenti presenti nelle classi dove sono inseriti alunni con disabilità, naturalmente in nome dell'inclusione!
L'intervento del ministro nel corso del convegno, nella sua assoluta genericità e nella stanca, rituale e vuota riproposizione del ruolo centrale dell'istruzione sempre sbandierato dai nostri politici e poi smentito nelle concrete azioni  legislative e di governo, conferma l'insignificanza politica, culturale e morale del personaggio.  Meriterebbe, dunque, di essere consegnato all'oblio, se non fosse per un'improvvisa impennata che dovrebbe suonare come un campanello d'allarme per chi, ancora, in questo Paese si batte per il rispetto dei diritti sanciti dalla Costituzione.
Il ministro, in riferimento al ventilato blocco delle attività accademiche deciso da docenti e ricercatori per protesta  contro  il mancato rinnovo degli scatti stipendiali, ha ammonito gli stessi a non "rideterminare un altro elemento di discredito su questo sistema" e a fare attenzione a portare avanti le loro rivendicazioni "senza considerare le reali condizioni del Paese".  (cfr. Carlino 11/07/17)
Questo monito, se si aggiunge ai recenti interventi dei ministri Franceschini e Poletti sull'opportunità di una stretta sugli scioperi per evitare disagi agli utenti ( per costoro, evidentemente, lo sciopero deve essere un atto di autolesionismo dei lavoratori), suscita legittimamente la preoccupazione che questo governo e il  PD di cui è espressione  abbiano nella propria agenda qualche intervento in materia di ulteriori regolamentazioni del diritto di sciopero , spuntando, così,  un'arma ancora efficace a disposizione delle maestranze per difendere le proprie condizioni di vita e la dignità del lavoro.
Che, poi, a mettere in guardia dal generare discredito sul sistema universitario, sia un'esponente di una classe politica fortemente discreditata agli occhi dei cittadini e che, come se non bastasse, è stata oggetto  per mesi di sberleffi  sulla stampa e in rete per le sue menzognere dichiarazioni in merito al suo curriculum trasforma la faccenda in una farsa che potrebbe fornire materia a volontà a Crozza.
Certo, per un ministro che ha costruito la sua carriera politica nella CGIL ( Valeria Fedeli  ha ricoperto dagli anni '80 diverse funzioni importanti in questo Sindacato),  è davvero un bel passo nell'acquisizione di quei comportamenti "corretti e responsabili" che tanto piacciono ai circoli confindustriali .Il ministro , laurea o non laurea, ci sa fare, dobbiamo ammetterlo, a riprova che "la cultura non serve a mangiare" , come dichiarò qualche anno fa un suo collega , anche lui seduto alla buona tavola degli incarichi ministeriali.

domenica 9 luglio 2017

INCIDENTE SUL LAVORO AD URBINO: UN OPERAIO PERDE LA VITA IN UN CANTIERE



Ad Urbino si è registrato venerdì 7 luglio  un grave incidente sul lavoro che ha causato la morte di un giovane operaio edile di Mercatello sul Metauro, Gianluca Lani di 43 anni,  che lavorava nel cantiere del Sasso. Si deve registrare l’ennesima tragedia: si muore per portare il pane a casa. Non si conoscono le cause e le dinamiche dell’incidente, ma sono troppi in Italia gli incidenti sul lavoro che creano menomazioni e spesso la morte: 351 le “morti bianche” nei primi 6 mesi del 2017, 9 nelle Marche di cui 5 nella nostra provincia , 641 nel 20016  di cui 11 nelle Marche e 2 in provincia, 678 nel 2015, di cui 19 nelle Marche e 3 nella provincia (dati tratti dall’Osservatorio Indipendente di Bologna).Si muore troppo nel lavoro, anche se il lavoro manca e aumenta la disoccupazione. Oltre il 20% degli incidenti riguarda gli addetti al settore dell’edilizia,come quest’ultimo,  e oltre il 10% i lavoratori immigrati. Numeri da bolletino di guerra, che ci inducono alla conclusione che il più delle volte non di fatalità si tratta, ma di incidenti causati da ritmi elevati di sfruttamento per la ricerca del massimo profitto. Solo in queste circostanze l’Italia si accorge degli operai e dei lavoratori, di coloro che creano la ricchezza e il benessere del Paese, con buona pace dei teorici della fine della classe operaia e di altre simili amenità. Sinistra per Urbino di fronte a questa immane tragedia, esprime le condoglianze ai familiari di questa nuova vittima del lavoro, chiede che siano intensificate le misure di sicurezza sui posti di lavoro per evitare che simili tragedie si ripetano,- nella nostra società capitalista la ricerca del profitto avviene troppo spesso a scapito della sicurezza  - , invita i lavoratori a premere e denunciare presso le organizzazioni sindacali e operaie eventuali carenze in termini di sicurezza personale. Sinistra per Urbino si rivolge ai lavoratori per costruire insieme un’organizzazione che difenda diritti, salario, tenore di vita e sicurezza sul lavoro. 

venerdì 7 luglio 2017

FINCHE' C'E' GUERRA C'E' SPERANZA



Il sig Aromatico Andrea, esponente nella compagine della candidata del Pd  Maria Clara Muci alle ultime elezioni amministrative, e ora ahimè per loro, nell’area del Movimento Democratico e Progressista (Art.1-MDP) – Bersani Speranza – di Urbino, ha pubblicato sul Resto del Carlino del 6 luglio un delirante intervento in risposta al nostro dissenso per la cittadinanza onoraria all’ing. Moretti Presidente della Benelli Armi e Amministratore della holding Beretta, in cui paragona l’ing. a Federico da Montefeltro e auspica la sua nomina addirittura a sindaco a vita.  Non poteva mancare questa puntuale replica, redatta da Ermanno Torrico, membro del Pci e di Sinistra per Urbino che ne condivide  il contenuto.

Finché c’è guerra c’è speranza

Andrea Aromatico “ scrittore ed esperto di armi e del mondo venatorio”, ci offre una lezione da manuale sul Rinascimento e uno scoop sui “capitani di ventura”: l’ing.Luigi Moretti, presidente della Benelli Armi e consigliere della Berretta Holding spa, è il nuovo  Federico da Montefeltro. Una boutade? No,secondo l’autore di questo blasfemo paragone. Non una parola, invece, sui privilegi concessi alla Benelli-Berretta, i progressivi ampliamenti con danni al paesaggio e al ripristino della ferrovia da tutti, Gambini in testa, richiesto a gran voce. Inutile fingere di non sapere che quantomeno pezzi importanti di armi da guerra venduti in tutto il mondo, sono prodotti dalla Benelli e assemblati poi da Berretta. E’ risaputo che negli anni duemila la Benelli-Berretta abbia vinto l’appalto per la fornitura all’esercito USA dell’ M4 Super 90 calibro 12 e che rifornisca i corpi militari di Gran Bretagna e Francia (Intervista rilasciata a “Il Ducato il 18 giugno 2016 dall’ing. Paolo Viti, direttore dello stabilimento). Inoltre la Berretta Holding spa possiede, tra l’altro, lo storico sito di Accokeek nel Maryland, in procinto di trasferirsi o già trasferito in Tennesse, e in Canada una commerciale “focalizzata nel segmento della polizia militare” (“Il Sole 24 Ore, 11 giugno 2015).
Ma qui voglio sollevare il problema connesso al conferimento della cittadinanza onoraria  all’ing. Moretti. Si deve sapere  che Urbino ormai è uno dei pochi  comuni a non avere un regolamento specifico per il conferimento della cittadinanza onoraria. Dal 2002 al 2015 ne sono state conferite nove e tutte, come le precedenti, per alti meriti culturali e importanti valori nei quali il Comune di Urbino si riconosce. I nomi? Franco Pacini, Rita Levi Montalcini, Paolo Del Poggetto, Antonio Paolucci, G. Carlo De Carlo, Giovanni Nistri, generale dei Carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio culturale, Mons. Francesco Marinelli,  arcivescovo di Urbino, Maria Rosaria Valazzi. A Carlo Bo la cittadinanza onoraria è stata conferita nel 1959. Quali sono i meriti  dell’ing. Moretti? Cosa ha fatto di tanto importante per la nostra città, patrimonio dell’Unesco, per tutelarne la bellezza e l’identità culturale? Il 30 giugno il Consiglio comunale, presenti solo i consiglieri di maggioranza, ha deliberato – perdurando l’Aventino delle opposizioni, con qualche mal di pancia da parte del PD che condivide la proposta della Giunta – il conferimento della cittadinanza onoraria a Moretti con queste motivazioni: “riconoscimento dovuto”, secondo Foschi, una scelta “appropriata – ha detto il sindaco – per tutta la sua storia imprenditoriale”, “per avere ventuplicato il fatturato in venti anni”, “riconoscimento all’impresa italiana, lui è il fiore all’occhiello della capacità di fare impresa”, “uomo di poche parole, ma concrete, un sinonimo [sic!] di qualità della persona”. Parole riprese dai consiglieri Rossi, Sirotti e dall’assessore Cioppi che ha definito l’azienda una “famiglia” e  di essere rimasto colpito da un “ambiente di lavoro estremamente tranquillo, quasi rilassato, pur avendo una attività frenetica di produzione. Non sono molti gli ambienti di lavoro che hanno queste caratteristiche” e ha aggiunto che Moretti cura anche “l’aspetto culturale supportando l’attività di giovani artisti”. Ci rendiamo conto che la Benelli-Berretta costituisce l’unica vera industria presente in Urbino, che i posti di lavoro sono un bene prezioso per l’intera comunità. Ma che bisogno c’era di conferire la cittadinanza onoraria all’ing. Moretti che fa il suo mestiere di mercante di armi? Non era bastevole il titolo di cavaliere del lavoro di cui era stato insignito dal presidente della Repubblica Napolitano nel 2011? Ricordate il film con Alberto Sordi Finché c’è guerra c’è speranza ? Si sapeva cosa accadeva nel mondo del traffico d’armi ma, come il protagonista del film, si fa finta di non vedere. Noi, invece, le cose le vediamo, le analizziamo e, a buon diritto, se è il caso, le critichiamo, perché Moretti non meritava la cittadinanza onoraria di Urbino, ma la riconoscenza di Confindustria. Da vero padrone delle ferriere, infine,  pretende, anche che l’onorificenza gli sia conferita non in uno degli abituali luoghi istituzionali del Comune, ma nella sua fabbrica perché, sostiene, vuole condividere la soddisfazione personale con tutte le maestranze. Un atteggiamento paternalistico che sarà soddisfatto.

      

domenica 2 luglio 2017

URBINO, DA CITTA’ DELLA PACE A CITTA’ D’ARMI. Benelli Armi: “Finchè c’è guerra c’è speranza”



Numerosi sono i meriti di chi dirige la Benelli Armi, motivo principe dell’attribuzione della cittadinanza all’ing. Moretti conferita dal Consiglio comunale venerdì 30 giugno. Tra i tanti Sinistra per Urbino ne vuol ricordare alcuni. Ad es. aver costruito prima una, poi una seconda torre di 13,40 metri (la richiesta per il primo magazzino raggiungeva quasi i 17 metri)  a poca distanza dalle mura del centro storico, devastando da un punto di vista paesaggistico una vallata e l’immagine di Urbino con autentici ecomostri. Aver rifiutato la proposta delle trascorse amministrazioni per il trasferimento della fabbrica in una zona industriale nonostante le facilitazioni per la scelta e l’acquisizione del terreno, dimostrando così disprezzo  nei confronti della cittadinanza. Essersi allargata a dismisura nell’area della ferrovia pregiudicandone la possibilità del ripristino (Gambini, Foschi, Forza Italia, Pd, Verdi sia in Giunta che all’opposizione tutti pronti a giurare e dichiararsi per il ripristino del treno, ma poi tutti a votare per lo smantellamento dell’area della ferrovia cui era interessata la Benelli Armi. Tipico esempio di acquiescenza ai poteri forti e uso spregiudicato della demagogia.) Aver venduto armi da guerra che hanno insanguinato conflitti e massacri nel mondo. Eppure Papa Francesco insiste contro i “fabbricanti di armi” e “i mercanti di morte” (“i fabbricanti di armi  che sono mercanti di morte dovranno rendere conto a Dio”). L’aggravante consiste nel fatto che le forniture sono assegnate agli Stati Uniti, che è presente con le sue truppe in vari scenari di guerra, che fornisce armi a diverse paesi che  sono stati, o lo sono tutt’ora, sostenitori dei gruppi terroristici più sanguinari, gli stessi che poi incitano e organizzano attentati nelle città europee. il Papa lo ha spiegato bene: il terrorismo usa quelle armi che vengono fabbricate in Occidente e che sono le protagoniste nelle varie guerre nel mondo. Nonostante che i nostri rappresentanti politici si dichiarino fedeli della Chiesa cattolica, invochino l’identità cristiana del nostro paese, tutti a genuflettersi per celebrare la Benelli Armi. Tra l’osservanza alla propria fede e la sudditanza ai potentati economici, partiti in giunta e all’opposizione sono unanimi nella scelta. Ma il Pd non si definisce partito pacifista ? Si propone un cambiamento alla dizione della città: anziché Città della Pace, che si chiami da oggi “Città D’Armi”.