martedì 30 maggio 2017

URBINO:CITTA' DELLA PACE E ARMI DI GUERRA.




CITTA’ DELLA PACE E ARMI DI GUERRA.
Qualche giorno fa sulla stampa locale è apparso un articolo sulla Benelli Armi in cui si esprimevano preoccupazioni per il protezionismo di Trump dopo che per 17 anni l’azienda ha rifornito il corpo dei marines Usa di fucili di precisione. Quindi non solo fucili da caccia, ma anche armi da guerra. Come ciò si concilia con la vocazione di una città che con la lotta partigiana ha voluto gettarsi alle spalle per sempre gli orrori della guerra? Abbiamo atteso che da Urbino, autoproclamatasi “Città della Pace”, dai partiti presenti in Consiglio comunale, tutti pronti a proclamare ad ogni piè sospinto il proprio credo di pace, dal mondo cattolico così presente nell’associazionismo cittadino, uscisse almeno qualche timida frase di distinguo e presa di distanza. Invece nulla. A ben poco serve l’insistere di Papa Francesco contro i “fabbricanti di armi” e “i mercanti di morte” (“i fabbricanti di armi  che sono mercanti di morte dovranno rendere conto a Dio”). L’aggravante consiste nel fatto che la vendita avviene ad una potenza, gli Stati Uniti, che è presente con le sue truppe in vari scenari di guerra (dall’Afghanistan all’Iraq, alla Siria), che fornisce armi a diverse paesi che  sono stati, o lo sono tutt’ora, sostenitori dei gruppi terroristici più sanguinari, gli stessi che poi incitano e organizzano attentati nelle città europee. Silenzio anche da parte dei pacifisti, a cui forse basta esporre una bandiera della pace per mettersi a posto la coscienza? Un silenzio assordante e colpevole. Eppure il Papa lo ha spiegato bene: il terrorismo usa quelle armi che vengono fabbricate in Occidente e che sono le protagoniste nelle varie guerre nel mondo. A chi palesa obiezioni, dalla numerosa galassia delle forze che si dicono pacifiste, arriva una sola risposta: tanto se non in Urbino, si fabbricano in un altro posto. Vale l’italico detto “Francia e Spagna purché se magna” nonostante che il suo perseguimento abbia portato anche di recente solo sventure. Non solo non c’è alcuna riflessione sul fatto che le armi fabbricate sono poi usate per uccidere e devastare con le guerre nazioni a noi vicine, alimentando il flusso dei profughi, non solo non c’è alcun ritegno nell’apprendere che le armi vengono vendute a chi è responsabile di varie guerre in violazione della stessa Carta dell’Onu,  ma non c’è alcuna consapevolezza che una fabbrica d’armi diventa un obiettivo militare, coinvolgendo la comunità civile a possibili rappresaglie. Ad Urbino, a poche decine di metri in linea d’aria dalle mura rinascimentali abbiamo così una fabbrica d’ armi da guerra d’elevata tecnologia, che costituisce un grave danno all’immagine paesaggistica della città con  i suoi magazzini che si ergono come due imponenti torri, che si è progressivamente mangiata tutto lo spazio circostante della vecchia stazione - ma come fanno quei  partiti che hanno approvato questo scempio, a proclamarsi paladini del ripristino della ferrovia ? - , che viola la storica vocazione alla pace della città. L’indifferenza delle rappresentanze politiche in Consiglio comunale e di certo associazionismo alimenta il degrado morale della città che precede quello sociale ed economico.

lunedì 22 maggio 2017

STORIE DI ORDINARIO DEGRADO

Non si può nemmeno più parlare di emergenza a proposito degli allagamenti di fondi, negozi e case nella zona compresa tra il Monte e Santa Lucia: si tratta, infatti, di episodi noti da tempo e che  segnano con monotona frequenza la vita di residenti e commercianti di quest'area del centro. Normalità quotidiana, insomma, che registra qualche recrudescenza in certi periodi come l'attuale, ma che si è inserita a pieno titolo  nella routine della vita cittadina, tra l'aperitivo delle 18 e  la sosta in pasticceria della domenica mattina.
Eppure, i residenti continuano a trovare la cosa poco naturale e da decenni hanno inoltrato richieste di controllo e intervento alle amministrazioni pigramente succedutesi sullo scranno ducale. Invano : le  Autorità non hanno tempo da dedicare a queste piccolezze che, evidentemente, non servono a racimolare voti, essendo notoriamente il centro storico in via di desertificazione .
Bene ha fatto il  gruppo di opposizione Cut a rivolgere un'interrogazione in merito alla Giunta, anche se è difficile sottrarsi all'impressione di assistere a una partita di giro.
Ci risulta, infatti, che il lider maximo di Cut abbia fatto parte a vario titolo delle precedenti amministrazioni  targate PD, nonché, per un certo periodo, dell'attuale. Non ci risulta , invece, che abbia promosso interventi per appurare la causa di queste ormai croniche infiltrazioni d'acqua e porvi rimedio. Comunque, ci auguriamo che l'iniziativa del gruppo  riesca a portare il problema all'attenzione della giunta e che le richieste di intervento da parte di residenti e commercianti trovino, finalmente, ascolto.
Due considerazioni si impongono:  la giunta Gambini è allineata su un modello di gestione del territorio, ormai dominante sia  a livello governativo  ,  sia di tante amministrazioni locali,  che tende a trascurare " le piccole opere" di messa in sicurezza e manutenzione, le sole con un impatto reale sulla vita dei cittadini,  a vantaggio di interventi  di più immediata visibilità  (eventi di ogni tipo e per tutti i gusti) che trasformano la città in una vetrina luccicante, dietro la quale si consuma  l'abbandono effettivo del tessuto sociale urbano.
Data questa impostazione, cui va aggiunta la  drammatica mancanza di un progetto coerente proiettato sul lungo periodo, già tante volte denunciata, le politiche di recupero del centro storico, contrabbandate da questa Giunta come un fiore all'occhiello rispetto all'innegabile letargo degli anni precedenti,  si rivelano vuota demagogia.
Se si vuole fare rivivere il centro, bisogna puntare sul ritorno degli abitanti  e delle attività commerciali all'interno delle mura , piuttosto che su iniziative disparate, prive di un filo conduttore unitario, ispirate solamente dalla vana speranza di catturare turisti mordi e fuggi.
E' difficile che il centro storico, malgrado la sua straordinaria bellezza, riesca ad attrarre residenti e commercianti se il problema di condutture e tubature viene trascurato: sono le piccole opere, se supportate da una visione d'insieme, a creare le condizioni per il dispiegarsi di progetti più ambiziosi.