martedì 29 dicembre 2015

                                                  GRANDI INTERROGATIVI
Una domanda circola insistente per Urbino, rimbalza dai bar e dalla piazza alle case , alimentando appassionate conversazioni fra amici e familiari e finisce per insinuarsi persino nelle valigie dei turisti, fra i souvenirs dei Torricini e la confezione di cresce:

CHE COSA CI STANNO A FARE LE 2 ENORMI GRU AL CENTRO COMMERCIALE DI SANTA LUCIA?

Di seguito le diverse ipotesi emerse dopo mesi e mesi di discussioni e meditazioni di cittadini di ogni orientamento politico, religioso e sessuale:

  • il Centro commerciale non è ancora finito, malgrado il trionfale taglio del nastro l' 8 maggio 2014, cui convennero in pompa magna i vari candidati sindaci, con la sola lodevole eccezione di Gualtiero De Santi per Sinistra per Urbino (impegnato a volantinare contro l'ecomostro) e di Emilia Forti per i 5 Stelle;
  • l'impresa costruttrice non è ancora stata pagata e, quindi, tiene in ostaggio la sua creatura sotto la minaccia delle due gru;
  • l'impresa costruttrice non ha più un soldo e aspetta l'arrivo di qualche profugo per fargli rimuovere gratuitamente le gru;
  • l'attuale Giunta, miracolata sulla via del Bello da una sua nota Vestale televisiva- assessore/collaboratore della Giunta stessa a tempo perso- vuole fare ammenda del passato non proprio limpido di alcuni suoi componenti rispetto all'approvazione del progetto e tiene le gru a disposizione per demolire la “cosa”;
  • le gru sono parte integrante della struttura, cui conferiscono quel tocco di post-postmoderno che finalmente riscatta Urbino dal suo conservatorismo architettonico così provinciale;
  • le gru sono efficaci dissuasori nei confronti di eventuali attacchi dalla costa ( Saraceni, bande del P.D. balneare in lotta contro quello dell'entroterra, agenti di commercio i cui marchi non sono rappresentati a Santa Lucia....);
  • le gru sono destinate a divenire i Torricini del XXI secolo , nuovo simbolo della potenza e della dinamicità di una città che, lungi dall'adagiarsi sulle glorie passate, sa rinnovarsi e stupire per le ardite soluzioni urbanistiche che propone, di fronte alle quali interventi come quelli del Beaubourg e delle Halles nel centro di Parigi si configurano come tentativi dilettanteschi.

Ci scusiamo se non abbiamo dato conto di tutte le ipotesi: per esigenze di spazio, ci siamo limitati ad accogliere le più credibili. Ci accorgiamo ora che tutte , invece di fornire la sospirata risposta, rinviano ad un'altra domanda, la fondamentale:

MA COSA CI STA A FARE IL CENTRO COMMERCIALE DI SANTA LUCIA
in una città di 15000 abitanti, già fornita di supermercati e di un altro centro commerciale ( il Consorzio) che non brilla certo per affluenza?


martedì 22 dicembre 2015

NATALE SI', MA CON GIUDIZIO



Bene ha fatto la Giunta ad ampliare e diversificare le iniziative natalizie. Peccato che, come le capita spesso, abbia voluto strafare, finendo per travalicare il confine del buon gusto e del rispetto del decoro urbano. Ci riferiamo, più che all’”albero dello scandalo”, al Mercatale (trasformato in chiassoso e variopinto baraccone).
Il luna park sotto le Mura, in corrispondenza di Porta Valbona, ha un impatto semplicemente devastante. Crea inoltre disagi ai residenti e  intralcia pesantemente la circolazione di auto e corriere nella piazza stessa e nel tratto adiacente di Via Bocca Trabaria.
Per accorgersi di tutto questo non c’è bisogno del parere di un presentatore televisivo che ha fatto esporre in città una probabile crosta. Né denunciare queste brutture significa assecondare le strumentalizzazioni a orologeria dei Verdi, un gruppo i cui obiettivi nulla hanno a che fare con l’ambientalismo ma che Gambini ben conosceva quando ha scelto di metterseli in casa (chi è causa del proprio mal pianga se stesso). Qualunque cittadino può infatti constatare che gli amministratori di questa come della passata Giunta targata PD (responsabile, non va mai dimenticato, di una dissennata cementificazione di aree a ridosso del centro storico), sembrano inconsapevoli della straordinaria specificità ambientale ed artistica di Urbino. E sono soprattutto privi di quello spessore culturale, di quella capacità di programmazione e di quella passione per un tessuto urbano di inestimabile valore che, soli, permetterebbero di mettere a punto interventi compatibili con questo delicato  e prezioso contesto ambientale.

mercoledì 9 dicembre 2015

SALVATAGGIO DI BANCA MARCHE: AGLI EX VERTICI LA CASSA, AI RISPARMIATORI SOLO CARTA STRACCIA.



SALVATAGGIO DI BANCA MARCHE: AGLI EX VERTICI LA CASSA, AI RISPARMIATORI SOLO CARTA STRACCIA.

La vicenda del salvataggio di Banca delle Marche, la principale banca del territorio e della Regione, la banca dove generazioni di urbinati hanno portato i loro risparmi (prima sotto il nome di  Cassa di Risparmio), ci induce ad alcune considerazioni. Cerchiamo di riassumere brevemente la vicenda: i vertici della Banca, esponenti di primo e secondo piano del vecchio mondo democristiano, avviano procedure finanziarie molto disinvolte accordando prestiti e mutui a costruttori e imprenditori, amici e amici degli amici, per somme consistenti. “Tra Casale e Degennaro gli affidamenti erogati da Banca Marche hanno toccato i 70 milioni di euro. In un contesto di prestiti mai rientrati che hanno contribuito in modo decisivo al dissesto della banca marchigiana. Gruppo Lanari esposto per 200 milioni, gruppo Santarelli per 110 milioni, gruppo Ciccolella: 80 milioni, gruppo Minardi 130 milioni” (il sole 24 ore del 7.11.15). i tanti crediti accordati con generosità  e mai rientrati ammontano ad una cifra tanto consistente da coprire un terzo dell’intero patrimonio bancario. Per far fronte a questa situazione, la Banca d’Italia  azzera i vertici della banca che viene commissariata il 27 agosto 2013: ma prima autorizza inspiegabilmente un aumento di capitale di 180 milioni di €, che di fatto erode  il valore delle azioni dei piccoli risparmiatori . Il risanamento con i classici strumenti finanziari,  si presenta impresa estremamente difficile se non impossibile anche per i commissari. Così si arriva a questi giorni, quando il governo, di domenica emette un decreto che consente il salvataggio della Banca, creando la Nuova Banca delle Marche e sottraendo alla vecchia Banca i debiti, cioè crediti inesigibili e gran parte dei crediti deteriorati, frutto delle politiche complici e bancarottiere degli ex banchieri. Con questo decreto chi ci rimette sono gli azionisti della Banca, e quelli che detenevano obbligazioni subordinate, cioè gran parte dei piccoli risparmiatori che per strappare clausole e condizioni più favorevoli per i loro conti correnti, nel corso degli anni si sono fatti convincere da solerti e ignari impiegati della Banca a sottoscrivere piccoli pacchetti di azioni, con la speranza, risultata poi vana, che il prezzo delle azioni sarebbe inevitabilmente cresciuto col tempo. Così, con una manovra amministrativa che somiglia ad un golpe, varata di domenica, quando gli sportelli delle filiali sono chiusi, il governo ha sanzionato il salvataggio della banca,, che segna la perdita dei piccoli azionisti per 400 milioni di €, e dei possessori di obbligazioni subordinate per altrettanti 400 milioni, con un’operazione giudicata il male minore: azioni e obbligazioni subordinate diventano per decreto carta straccia. Considerando che c’ è anche la perdita delle Fondazioni Casse di Risparmio per altri 500 milioni, e che l’intera operazione ripulisce il debito della Nuova Banca dell’80%, l’ammontare dei crediti inesigibili e deteriorati si aggira sopra i 4,7 miliardi di € (( Resto del carlino 2.12.15). Ora il decreto viene presentato  dai partiti di governo, dal Presidente di Regione Ceriscioli e dal Pd locale come il male minore, e necessario per salvare i correntisti.
Così i 43000 piccoli risparmiatori della Banca diventano i capri espiatori e gli unici a pagare il fallimento provocato dai vecchi amministratori che per produrre questo crac finanziario hanno ricevuto, invece, buonuscite milionarie . Scriveva Bertolt Brecht “Che cos’è rapinare una banca, in confronto al fondarla? “. Bianconi ha ricevuto 1milione e mezzo di euro con le dimissioni del 31 luglio 2011, per poi essere riassunto dai vertici della banca il 22 agosto dello stesso anno: evidentemente i complici al vertice della banca si erano accorti che non aveva ancora pienamente completato tutti i danni prefissati . Tra il 2011 e il 2012 il Bianconi ha ricevuto 7,1 milioni di euro tra bonus, tfr e retribuzioni, mentre il suo compenso ammontava a 1,6 milioni di euro l’anno: in 8 anni ha incassato 17 milioni di €.  Buonuscite e retribuzioni milionarie hanno ricevuto anche gli altri al vertice della banca. Ma se l’ex direttore generale Bianconi se ne andato con compensi milionari nonostante il fallimento , l’ex presidente e vice presidente della Banca, il maceratese Lauro Costa veniva insignito dell’onorificenza al merito della Repubblica dal prefetto di Macerata in una solenne cerimonia nel dicembre del 2013 quando già si conoscevano i conti del dissesto finanziario e alla sede centrale della Banca Marche operavano i commissari inviati dalla Banca d’Italia.
Perche la Banca d’Italia e la Consob, che sono organi di controllo, non sono intervenuti prima, non hanno vigilato a dovere  e addirittura a crac finanziario conclamato, la Banca d’Italia ha autorizzato un aumento di capitale della Banca ?
Perché il governo, così sollecito a colpire i piccoli risparmiatori, non vara provvedimenti per mettere sotto sequestro i beni degli ex vertici inquisiti e le autorità inquirenti non arrestano i responsabili di un così grave dissesto, uno dei più gravi a detta dei commissari dallo scandalo Sindona e Banco Ambrosiano ?
 Come mai la Banca Monte dei Paschi di Siena è stata salvata con un prestito dello Stato, quindi di tutti i contribuenti, che ha coperto il malaffare di dirigenti e amministratori legati al Pd, mentre il governo ha scaricato gli effetti dello scandalo sui risparmiatori della Banca ?
Quali manovre finanziarie e di potere si nascondono dietro la vicenda di Banca Marche, chi ha lavorato e manovrato per il suo fallimento per poi, tra breve, acquistarla per pochi spiccioli ?
Perche banche tedesche in sofferenza, come HSH Nordbank , hanno  beneficiato di una ricapitalizzazione di 3 miliardi di euro  e  una garanzia di rischio di 10 miliardi di euro concessa dai Länder di Amburgo e dello Schleswig-Holstein e di una garanzia di liquidità di 17 miliardi di euro, concessa dal fondo speciale tedesco per la stabilizzazione dei mercati finanziari, e la Commissione Europea ha ammesso che il salvataggio, pur configurandosi come aiuto di Stato, è compatibile con il mercato interno, mentre il salvataggio di Banca delle Marche con il Fondo interbancario, secondo il governo che ha escluso questo percorso,  avrebbe rischiato la bocciatura dalla Commissione Europea , in quanto si configurava come aiuto di Stato?
Tutta questa vicenda, come altre precedenti di dimensioni ben più ampie, dimostra che il sistema capitalistico non garantisce ai piccoli risparmiatori e imprenditori onesti, il  rispetto di quelle regole di mercato e libera concorrenza che sulla carta istituisce nel nome della libertà d’impresa;   il governo costituito da partiti chiamati a gestire gli interessi monopolistici, che ci sia il Pd o il Berlusconi di turno, si rivela ossequioso e rispettoso non dei piccoli risparmiatori che dice di proteggere, bensì dei grandi potentati economici, svolgendo la funzione di “comitato di affari della borghesia”.  In queste condizioni il mercato, anziché essere libero, indipendente e regolatore dell’imprenditoria, si rivela un mercato drogato, corrotto e manovrato dai grandi potentati economico – finanziari interni e internazionali, assistiti dal governo, che si rivela così strumento per favorire la rapina nei confronti dei cittadini,  dei piccoli risparmiatori,  dei piccoli imprenditori.

martedì 17 novembre 2015

Questa è la nuova antenna Telecom installata di fronte alla scuola di Piansevero in seguito ad autorizzazione   del Comune. Sinistra per Urbino ritiene che i cittadini  avrebbero diritto a  delucidazioni sulle modalità  di installazione della suddetta antenna e ad  esaurienti informazioni  sulle eventuali conseguenze sul lungo periodo per la salute sia dei ragazzi che frequentano la scuola elementare,sia del vicinato.







mercoledì 11 novembre 2015

Perche' scioperare il 13 novembre

Pur condividendone spesso le ragioni, non ho mai aderito agli scioperi indetti dal sindacalismo di base, ritenendoli dispersivi , minoritari e, in sostanza, poco utili. Questa volta, però, di fronte alla posizione rinunciataria e attendista dei Confederali rispetto alla “buona scuola” divenuta legge, ho cambiato idea e il 13 novembre parteciperò allo sciopero indetto da Cobas, Unicobas e diverse altre associazioni di categoria.
Innanzitutto, per una questione di coerenza e assunzione di responsabilità: un anno intero di mobilitazioni contro il progetto governativo di una scuola dai forti connotati aziendalistici non può essere accantonato di fronte al fatto compiuto di una legge imposta nel disprezzo dell’opposizione quasi totale del mondo della scuola. Scioperare venerdì significa ribadire con forza che la partita non è chiusa, che è doveroso continuare a mettere in discussione gli aspetti più deleteri della L. 107.
Significa riportare l’attenzione sul modello di scuola che vogliamo consegnare alle generazioni future: gli insegnanti non si sono battuti per difendere interessi di categoria, ma per la salvaguardia della scuola pubblica, minacciata dalla strisciante privatizzazione introdotta dalla legge e che, a mio avviso, rappresenta solo una tappa di un più radicale disegno di eversione del sistema della formazione pubblica e del ruolo giuridico degli insegnanti.
La posta in gioco è alta e riguarda il Paese tutto. L’attitudine attendista di Confederali e Gilda consegna al disorientamento e alla solitudine i docenti che per l’inizio dell’anno, dopo il successo dello sciopero del 5 maggio e del blocco degli scrutini, si aspettavano indicazioni concrete di mobilitazione . Molte proposte erano emerse da Coordinamenti, gruppi di docenti e RSU (boicottaggio dei Comitati di valutazione,astensione da attività aggiuntive…). Invece, i grandi Sindacati si sono limitati ad indire una manifestazione nazionale del pubblico impiego (non uno sciopero ) per il 28 novembre, relegando in secondo piano la centralità e la specificità della scuola dove, attualmente, si gioca una partita complessa di assoluta rilevanza sociale e culturale.
Sciopererò per il contratto fermo da 6 anni, ma soprattutto per rivendicare la possibilità stessa di avere un contratto. Infatti, uno degli aspetti più distruttivi della L. 107 è che essa tende a sostituirsi alle disposizioni contrattuali precedenti. La proposta di contratto del Governo inserita nella legge di stabilità abilita i Dirigenti scolastici ad assumere, licenziare, punire e premiare i docenti, per i quali si propone un aumento salariale medio sugli 8 euro lordi!!! Evidentemente, per il governo l’elargizione dei 500 bonus per l’aggiornamento (del resto limitata agli insegnanti di ruolo) sostituisce il contratto. Dunque, scioperare venerdì significa ricordare che siamo ancora cittadini che dispongono di diritti garantiti dalla Costituzione e non sudditi riconoscenti per l’elemosina di un benevolo signore. Ancora una volta, è una battaglia di civiltà e democrazia!
Sciopererò per chiedere l’assunzione stabile dei precari abilitati o con 36 mesi di servizio: la realtà dei primi mesi di scuola smaschera le menzogne di Renzi e Giannini che avevano promesso la fine del precariato ed un grande piano di assunzioni .
Sono convinta che questo sciopero sia utile per fare capire al governo che non siamo rassegnati ed addomesticati ed ai grandi Sindacati che sappiamo e possiamo muoverci anche senza di loro, come avvenne 3 anni fa , quando l’allora ministro Profumo se ne uscì con la pazza idea di aumentare l’orario di lavoro a 24 ore di lezione frontale senza corrispettivo aumento salariale. La protesta partì dal basso e solo dopo il sindacato fornì il supporto organizzativo.
Quando- come sta avvenendo in questi giorni- si attacca il diritto di sciopero, invocandone da più parti una rigida regolamentazione che finisce per neutralizzarne la portata conflittuale, allora è sicuramente il momento di scioperare, prima che sia troppo tardi per poterlo ancora fare.
Fernanda Mazzoli

giovedì 5 novembre 2015

IO VARCO, TU PARCHEGGI, EGLI SFRECCIA; NOI INQUINIAMO.....

Agli inizi del XVIII secolo papa Albani, nel suo diario, definiva la contrada di Valbona “forse la più nobile della Città”. Niente è più lontano dalle mie intenzioni che portare argomenti alla miccia della rivalità fra contrade che, per fortuna ,trova pacifica e simpatica composizione in occasione della Festa dell' Aquilone. Semplicemente, voglio ricordare, appoggiandomi su una così rilevante auctoritas , che Valbona, oggi Via Mazzini, è stata concepita ,alla fine del XV secolo, come l'ingresso nobile ad una nobile Città, “percorso primario e di rappresentanza....passaggio obbligato quindi teatro d'ogni avvenimento ufficiale,politico e mondano che comportasse rapporti esterni.” (Franco Mazzini, Urbino) Qualunque visitatore, anche digiuno di storia o di arte, che scenda da Piazza della Repubblica verso Mercatale si rende conto immediatamente di trovarsi di fronte ad uno scenario unico per armonia di colori e forme. Percepisce con emozione quel senso di spaesamento che nasce dall' improvviso affacciarsi su uno spazio altro rispetto a quello in cui si muove di solito , come se entrasse fisicamente in un dipinto del Rinascimento più puro. Anche solo per questa esperienza vale la pena di venire ad Urbino. La realtà di una città gestita sicuramente sottotono rispetto alla sua singolare bellezza ( che nasce da una perfetta compenetrazione fra arte e paesaggio) si impone, però, in modo urtante, quando si passi a considerare i due lati della nobile via,. ingombri ad ogni ora del giorno e della notte di automobili in sosta.
Esiste certamente il diritto dei residenti (fra i quali si annovera la scrivente) di non parcheggiare troppo lontano da casa, esiste pure quello del negoziante che deve scaricare la merce in prossimità del suo negozio. Che dire,poi, del diritto degli invalidi di parcheggiare comodamente ovunque, senza sobbarcarsi salite e ciottolato? E chi va a fare la spesa in centro, non ha ,forse, il sacrosanto diritto di fermare la macchina davanti al negozio prescelto, onde evitare la fatica di portare a spasso borse e scatoloni vari? Il punto è che, di tutti questi diritti,Valbona -ed altre vie entro le mura- muoiono lentamente.
Anche la nuova ordinanza per la mobilità entrata in vigore da poco non si discosta,sostanzialmente, da questa tendenza a moltiplicare i permessi per la sosta e a tollerare il parcheggio in contesti che dalla presenza delle automobili hanno tutto da perdere. Anzi, l'ampliamento dell'orario di apertura dei varchi che consente l'accesso dei non-residenti alla zona ZTL peggiora una situazione già critica ed incoraggia il transito in automobile nel centro, favorendo comportamenti poco virtuosi sotto il profilo della protezione ambientale.
Paradossalmente, le nuove disposizioni sembrano, infatti, favorire chi decidesse di fare un tour completo, e anche ripetuto, della città in macchina e non chi è costretto da esigenze professionali (artigiani addetti alle riparazioni) a sostare per un periodo superiore a quello consentito, con il rischio di incorrere in una multa salata.
I centri storici sono organismi preziosi e delicati che richiedono un equilibrio non facile da mettere a punto tra inderogabile salvaguardia della specificità urbanistico-ambientale (una delle più grandi ricchezze italiane) e altrettanto inderogabile esigenza di fruizione da parte dei residenti. É' questo complesso equilibrio che mantiene vivo un centro storico che non chiede solo di essere preservato come straordinario museo diffuso, ma di rimanere un organo pulsante, anzi il cuore, della vita cittadina.
Serve, allora, una progettualità ben meditata e ad ampio raggio, che parta da una visione coerente ed articolata della città che si vuole consegnare al futuro, mentre ancora una volta ci troviamo davanti ad una serie di misure che vogliono accontentare un poco tutti e che finiscono per trascurare
l'essenziale,cioè la valorizzazione di quanto rende unica Urbino.
La sua bellezza è un privilegio anche difficile da sostenere, per i cittadini, per i turisti, per gli amministratori : esige cura, amore, sacrifici,tempo. Non si può pretendere di arrivare dappertutto in macchina , come se si trattasse di un' anonima cittadina collocata su una grande arteria stradale.
La questione della ZTL è annosa ed ha coinvolto numerose città italiane, sollevando accese discussioni e preoccupati allarmi da parte,soprattutto, dei commercianti. Eppure, là dove le Amministrazioni sono intervenute con decisione, limitando drasticamente il traffico, i centri storici hanno ripreso a vivere: sono diventati il luogo per eccellenza delle uscite pomeridiane e del fine settimana, con una ricaduta positiva proprio per quei commercianti che, all' inizio, avevano temuto di chiudere bottega, se si fosse tolta al cliente la possibilità di parcheggiare davanti al negozio.
Insomma, il centro storico è tornato ad essere un centro commerciale naturale, come è nella sua tradizione, che è anche la nostra storia.
Inoltre, Urbino si stende su una superficie che non è certo quella di una grande città : anche tenendo conto delle salite, spostarsi da un quartiere all'altro del centro comporta tempi molto limitati. E' vero che pullula di invalidi, almeno a giudicare dall'abbondanza di permessi esibiti sui cruscotti delle automobili...
Prendendo in considerazione anche interventi sperimentati con successo in altre realtà affini, le proposte per una mobilità sostenibile e rispettosa di una città patrimonio dell' Unesco non mancano e coprono un ampio ventaglio che va da misure di spicciola amministrazione come un più rigoroso controllo dei permessi o il divieto di accesso a moto e motorini strombazzanti, ad interventi strutturali che ridisegnerebbero l'organizzazione dei trasporti su quattro ruote.
Anni fa, all' interno di una Giunta cittadina, era stata discussa una proposta molto interessante che prevedeva la presenza , al di fuori delle mura, di un centro logistico cui avrebbero fatto capo camion e furgoni per gli approvvigionamenti e dal quale sarebbe ripartita un'autovettura elettrica per la distribuzione nei singoli esercizi commerciali. Proposta informata a sensibilità ecologica e a rispetto per l' integrità del centro storico che è stata realizzata in altre città ( Lucca, per esempio) e che , a Urbino, è sparita persino dal dibattito pubblico.
Ancora : il rafforzamento della ZTL deve andare di pari passo con il potenziamento dei mezzi pubblici e la creazione di navette che colleghino Urbino con i borghi della campagna circostante, capaci di offrire un servizio efficiente ai numerosi residenti delle frazioni e di creare un suggestivo itinerario naturalistico per i turisti.
Se non si mette mano ad un progetto complessivo e coraggioso che sappia coniugare difesa del patrimonio artistico e vivibilità per i cittadini, restano soltanto gli aggiustamenti sui tempi di ingresso e di sosta , rivelatori dell' inadeguatezza dell' Amministrazione a farsi carico di una questione centrale per Urbino.








martedì 3 novembre 2015

DOVE VA LA SANITA' URBINATE ?



SINISTRA PER URBINO


Dove va la sanità urbinate ?


Incontro con il Direttore U.O. complessa di Medicina e Lungodegenza presso l’Ospedale di Cagli

Dott  PIERO BENEDETTI
che risponderà alle domande dei presenti


LUNEDI’ 9 NOVEMBRE,  ORE 21.00
Presso la sede dell’ISTITUTO DELLA RESISTENZA
in via ODDI, Urbino

domenica 1 novembre 2015

LA CRISI NELLE MARCHE NEL 2015
Le ore di cassa integrazione dei  primi sette mesi del 2015 nelle Marche confermano l'assenza di attività produttiva per oltre 16.000 lavoratrici  e lavoratori. Continua la crisi e continua a calare il reddito per migliaia di famiglie  marchigiane. É' solo di pochi giorni fa l'annuncio del probabile fallimento della Ferretti Componenti, un'azienda nautica che da' lavoro a diverse famiglie e ad altre piccole imprese artigianali
Eliminare l’articolo 18, totem di un passato che non c’è più, per dare all’Italia un mercato del lavoro moderno e funzionale, con regole certe ed inclusive è il ritornello di Matteo Renzi.
Alla dichiarazione di Renzi ribadiamo , affermando che non serve fare nuove  leggi sul lavoro o addirittura  eliminare l’articolo 18, operazione che non ha prodotto nessun posto di lavoro aggiuntivo ma solo regali per le imprese. Servono progetti industriali e interventi strutturali e infrastrutturali finalizzati ad investimenti produttivi.



domenica 25 ottobre 2015

GIOVEDI ' NOTTE E DINTORNI

Se qualcuno troverà le considerazioni che seguono confuse o velleitarie, tenga presente che scrivo di venerdì mattina, dopo una notte insonne. Infatti, ho preso parte, mio malgrado, ai bagordi del giovedì sera che, ignorando imposte e doppi vetri, hanno fatto irruzione nella mia camera da letto che si affaccia sull' antica via Valbona, meglio nota ,oggi, come Via Mazzini.
Non voglio certo mettere in discussione il diritto dei giovani a divertirsi (il solo diritto, peraltro, che venga loro riconosciuto), né mi sfugge l' urgenza di supportare psicologicamente con feste più o meno alcooliche le matricole , improvvisamente sbalzate dal nido materno nell'ignota selva universitaria. Per solidarietà con queste categorie, nonché con i gestori dei vari locali che tengono, pure loro, famiglia, mi sono tappata le orecchie e ho cercato di ignorare le urla , i canti e gli strombazzamenti carnevaleschi che hanno dato un colpo di vita alla sonnolenta Urbino fino alle prime luci del mattino. D' altronde, la fama dei giovedì notte aveva preceduto la mia decisione di trasferirmi nel centro storico della vecchia città ducale e ,dunque, bando alle recriminazioni.
Il fatto è che la nuova giunta, denunciando a ragione l' immobilismo della precedente, ha più volte manifestato l' intenzione di farsi paladina del riscatto di un centro avvilito dall' abbandono dei residenti e dalla trasformazione in parco divertimenti notturno. Sarebbe ragionevole, dunque, attendersi un approccio serio e articolato rispetto all' ormai annoso problema del giovedì notte. Ad un anno di distanza dall'ordinanza di Gambini sul divieto dell' uso di alcoolici nei luoghi pubblici a partire dalle 20,30 si misura tutta l' inefficacia del provvedimento. Non solo: appare palese il suo carattere puramente demagogico, finalizzato a dare in pasto ai cittadini l' impressione di affrontare con decisione un tema molto sentito, anche al di fuori del centro storico.
Sinistra per Urbino, nel corso della campagna elettorale per le elezioni comunali del 2013, aveva posto al centro del proprio programma l'urgenza di luoghi pubblici di aggregazione per gli studenti e i giovani in generale, luoghi dove fosse possibile suonare, scrivere, discutere, fare teatro, nella prospettiva di avviare un processo di trasformazione culturale profondo, capace di invertire ,sul medio- lungo periodo, la tendenza al divertimento massificato ed appiattito su presunte e fin troppo facili trasgressioni, quali quelle costituite dall'uso di droghe ed alcool.
Non siamo degli ingenui: ci sarà sempre chi , a una lettura pubblica di Majakovskij preferirà scolarsi una bottiglia di vodka e può anche darsi che abbia ragione. Il punto non è questo.
La politica, proprio nella sua accezione letterale di arte del governo della città e non di semplice amministrazione, deve indicare una prospettiva, deve dare una visione di largo respiro e trovare i mezzi per realizzarla o per avvicinarvisi. Quanto resta lontano da ciò l' ordinanza proibizionistica del Sindaco! Inadeguata per riqualificare il centro storico, poco rispettosa dell'intelligenza dei cittadini, inutilmente repressiva per i ragazzi che continuano a bere , trovando anche più eccitante la clandestinità cui la nuova normativa pretende di obbligarli. Peggio ancora: si rischia che a pagare per la trasgressione dell'ordinanza sia qualche ragazzo che non può permettersi di tracannare a pagamento all' interno dei locali o nelle loro pertinenze.
Perché non riaprire un dibattito pubblico sui luoghi di aggregazione che sono,innanzitutto,luoghi di cittadinanza per mettere a punto una serie di proposte sulle quali avviare un serrato confronto con l' Amministrazione?

giovedì 22 ottobre 2015

LA COSA IBRIDA: CONSIDERAZIONI SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE

Nella Repubblica parlamentare il Governo (potere esecutivo) si regge sulla fiducia del Parlamento (potere legislativo).
Il Parlamento viene eletto a suffragio universale, dunque è l’espressione della sovranità popolare in base all'art 1 della Costituzione. La Costituzione non prevede espressamente il sistema elettorale proporzionale, ma implicitamente sì. Infatti l'art 48/2° comma della Costituzione dice che il voto è libero, uguale e segreto. Solo nel sistema proporzionale il voto è uguale , rispondendo al principio “a ciascuno il suo”; nel sistema maggioritario, invece, conta solo il voto di chi vince: “chi vince vince tutto chi perde perde tutto”
Il Governo è nominato dal Presidente della Repubblica e non, come erroneamente si vuol fare credere, eletto dal popolo.
Una volta nominato, il Governo deve presentarsi alle Camere per ottenere la fiducia.
Nella Repubblica Parlamentare, dunque, il Parlamento svolge un ruolo centrale. La nostra è una repubblica, come prefigurata dai costituenti del 1946/48, “radicalmente” parlamentare.
Il Governo decide, attraverso la sua maggioranza parlamentare, la politica nazionale. Ciò è pacifico, però dirigere la politica nazionale non può significare invadere un potere che non è (né può esserlo sostanzialmente in base alla teoria della divisione dei poteri da Montesquieu in avanti) suo.
Mi riferisco ovviamente al potere legislativo che non appartiene al Governo ma al Parlamento.
Ciò significa, elementarmente, che se il Governo ha la possibilità di orientare/dirigere, senza ombra di dubbio, la sua maggioranza parlamentare, la forma di governo parlamentare si trasforma, di fatto, in un'altra cosa. Non in una Repubblica presidenziale nella quale i poteri del presidente sono fortemente limitati dal Parlamento che può esprimere una maggioranza diversa dal partito del presidente (come accade adesso negli USA), e una Magistratura assolutamente autonoma dagli altri due poteri, ma in una “cosa ibrida”, cioè formalmente parlamentare ma di fatto né parlamentare né presidenziale: di fatto un “premierato assoluto” senza pesi e contrappesi. Vedremo dopo perché.
Il bicameralismo (il potere legislativo appartiene a due Camere elettive – Camera dei deputati e Senato) può essere perfetto o imperfetto.
Nel primo caso le camere svolgono le stesse funzioni. Nel secondo funzioni differenziate. Ciò avviene ad esempio in Germania, dove all’assemblea legislativa “Bundestag” eletta a suffragio universale, con sistema rigorosamente proporzionale, che elegge il cancelliere, è affiancato un Senato “degli stati” (la Germania è una Repubblica federale) – Bundestrat.
Dico subito che il riferimento che fanno i sostenitori della riforma al sistema tedesco appare incongruo, posto che la Germania ha una “forma di stato” diversa dalla nostra, Federale la Germania, Regionale l'Italia.
Il bicameralismo paritario o perfetto è un retaggio delle monarchie costituzionali del 1800 dove la camera bassa, espressione della borghesia, era elettiva (per censo, sesso e cultura) mentre quella alta, espressione della aristocrazia, era di nomina regia. Il Re confliggeva con la borghesia e quindi voleva una camera per sé.
Il Bicameralismo perfetto ha mostrato tutti i suoi difetti e dunque giustamente deve essere superato, facendo però molta attenzione al mantenimento in equilibrio del sistema, cioè ai rapporti tra Parlamento e Governo.
I costituenti fecero propria la teoria del “governo debole” tristemente memori della teoria e pratica del “governo forte” durante il fascismo.
La teoria del “governo debole” deve essere certamente storicizzata, nel senso che, appartenendo il fascismo al passato remoto, oltre ad un Parlamento forte e rappresentativo, anche il Governo, che è la sua derivazione in una repubblica parlamentare,  deve essere forte.
Il problema è che, se analizziamo, come non possiamo non fare, la riforma costituzionale in “combinata” col sistema elettorale, la conclusione è che a fronte di un Governo forte (troppo) avremmo non già un Parlamento debole, ma a-dialettico e dunque asservito al Governo ed al suo capo.
Vediamo perchè.
L'Italicum (così è stata definita la nuova legge elettorale dopo la bocciatura costituzionale della Consulta del ”porcellum”), prevede, esemplificando, che: se la coalizione B prende al primo turno il 40%+ 1 dei voti, al maggior partito, attenzione, della coalizione, non alla coalizione, sia attribuito il premio di maggioranza; in caso di ballottaggio, vince la coalizione che arriva prima tra le due del ballottaggio ed il premio di maggioranza viene assegnato al maggior partito della coalizione che ha vinto. Ciò significa che il partito che vince le elezioni alla Camera dei deputati ottiene la maggioranza di questa (gli alleati, infatti, per via del premio avrebbero di fatto, solo diritto di tribuna), dà la fiducia al Governo il cui presidente sarà, ovviamente, il capo del partito che ha vinto. Dunque, il capo del partito che vince le elezioni è automaticamente il capo del governo che otterrà, senza discussione, la fiducia, essendo la Camera dei deputati in grande maggioranza del suo partito.
Il Senato non dà la fiducia al Governo, né partecipa (se non in via consultiva, senza di fatto contare) alla formazione della maggior parte delle leggi (sono previste eccezioni per le leggi di revisione costituzionale, comunitarie, riguardanti le regioni e le comunità locali).
E' prevista nella riforma una corsia preferenziale per le leggi di iniziativa governativa; rimane invariato il diritto del governo di chiedere, su singole leggi, la fiducia della Camera eccetera. Stando così le cose: a) il partito di maggioranza della coalizione (o che si è presentato da solo) prende il premio; b) il suo capo va a fare il capo del governo; c) la maggioranza alla camera è garantita, grazie al premio, da un parlamento di nominati (100 sono per legge – trattasi dei capilista in 100 collegi); d) il Senato non dà la fiducia e svolge un ruolo marginale non essendo peraltro eletto a suffragio universale.
Cosa manca perchè si profili un “premierato assoluto”, intendendo con ciò un potere assoluto, non nel senso che al termine “assoluto” fu attribuito alle monarchie del 700 (il sovrano è sciolto dalla legge e detiene tutti i poteri dello Stato), ma il fatto che il capo del partito diventa “governante” e, di fatto, “legislatore”?
In sintesi, un sistema costituzionale, come quello della riforma, potrebbe essere accettato (a parte i dettagli tecnici, ampiamente criticabili, sui quali non mi soffermo) se il sistema di elezione della Camera dei deputati fosse rigorosamente proporzionale con sbarramento minimo.
In presenza di un sistema elettorale fortemente maggioritario, peggiore della “legge Acerbo del 1923” e della “legge Truffa” del 1953, non c'è da stare tranquilli.
Ci hanno provato Craxi e Berlusconi a stravolgere la Costituzione, ma sono stati battuti.
Battiamoci perchè anche Renzi, che è rispettivamente il nipote e il figlio dei predetti, lo sia col referendum.
Il tempo che abbiamo davanti non è molto e quindi ci dobbiamo muovere subito.

Marcello Fagioli